EROSTRATO… ovvero, il fondamentalismo narcisistico

Presso gli antichi Greci, e specialmente in alcuni scrittori come Eschilo o Erodoto, l’ “hybris” fu un concetto di fondamentale importanza. Spiegare questo concetto, però, tema ricorrente della letteratura e della tragedia greca, sembra facile, ma non lo è.
Hybris, dal greco Υβρις, letteralmente significa eccesso, insolenza, superbia… in riferimento ad una ostinata ed eccessiva stima di sé e delle proprie forze, che porta l’uomo a sfidare e ribellarsi all’ordine stabilito dagli dei, fino a spingerlo alla profanazione ed al sacrilegio… all’empietà.
L’Hybris è anche il concetto a cui, nell’ottica cristiana, possono essere ricondotte le azioni di chi tenta di arrivare con la ragione a comprendere i misteri divini, ponendosi egli medesimo sullo stesso piano di Dio.
L’ Hybris, il concetto a cui gli antichi Greci ricondussero la folle azione compiuta da Erostrato, un uomo, si disse, invasato da mania di grandezza.
Quale fu questa folle azione?
La notte del 21 luglio del 365 a.C. Erostrato distrusse il Tempio di Artemide Efesia, una delle Sette Antiche Meraviglie, per acquisire fama e immortalità.
In realtà, la distruzione di grandi opere d’arte non è rara, ma piuttosto una costante nel tempo. Negli ultimi tempi, infatti, le cronache ci hanno abituati ad azioni terroristiche condotte dal fondamentalismo islamico contro templi buddisti, musei, ecc… e dèi fondamentalismo, ma di matrice narcisistica, si può parlare anche nei gesti sacrileghi e criminali compiuti dagli uomini, come quello di Erostrato.
Chi era questo folle “distruttore”
Erostrato, riferiscono le cronache antiche, era solo un pastore, ma, ancora bambino, già ossessionato dall’idea di sentirsi votato a compiere un’impresa così straordinaria da renderlo immortale. Scelse di colpire il tempio di Artemide, dea Protettrice della caccia e della natura, di cui aspirava a diventare sacerdote e di acquisire fama. Non trovò fama nel sacerdozio, nel cui apparato non riuscì ad entrare, ma, roso da invidia e orgoglio ferito, se la procurò in altro modo. Recatosi al Tempio la notte del 21 luglio, dopo aver baciato la statua della dea, vi dette fuoco.
Condotto in presenza di re Artaserse di Persia, nell’udire le motivazioni del folle gesto, il Sovrano oltre alla condanna a morte, ordinò anche quella della damnatio memoriae, la messa al bando, cioé del suo nome da tutta la comunità, allora e sempre e le sue ceneri furono disperse, affinché di lui non ne restasse traccia al mondo.
In realtà, con quel gesto Erostrato riuscì a consegnare all’Immortalità il suo nome, legandolo indissolubilmente ad una delle Meraviglie del mondo. Nessuno, oggi ricorda il nome di Chersifrone,
l’architetto che progettò e costruì il Tempio, ma tutti conoscono il nome di colui che lo distrusse.

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